lunedì 20 aprile 2009

Mostra di Nicoletta Furlan alla Arte Paolo Maffei di Padova

Presso lo spazio Arte Paolo Maffei di Padova, in via Riello n.5, il giorno 6 maggio alle ore 18 si inaugura una mostra personale di Nicoletta Furlan, con opere dedicate a fiori, paesaggi e nudi.
Catalogo in galleria.
Di seguito uno slide show con alcune delle opere che Nicoletta Furlan esporrà:

L'opera litografica di Tono Zancanaro alle Pescherie Nuove di Cesenatico

Giovedì 30 Aprile si inaugura una mostra relativa all'opera litografica di Tono Zancanaro presso le Pescherie Nuove di Cesenatico, in viale del Porto.
saranno esposte circa cinquanta opere selezionate fra le oltre 1200 che fanno parte del corpus donato dall'Archivio Storico Tono Zancanaro al comune di Cesenatico, e conservato presso la casa-museo Marino Moretti
La mostra nasce da una collaborazione fra l'Assessorato alla Cultura del comune di Cesenatico, l'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna (IBC-ER) e l'Archivio Storico Tono Zancanaro (ASTZ) sarà presentata da Osvaldo Piraccini.
Nel catalogo, presente in galleria, scrive Manlio Gaddi responsabile dell'ASTZ:

"La prima litografia di Tono è datata 1949, ed è visibile nella pagina di fronte: si tratta di un omaggio a Levana, seconda donna importante della sua vita dopo il primo grande amore per Olga, che lo aveva lasciato qualche anno prima.
Si tratta solo tecnicamente di una litografia, realizzata presso la Stamperia del Cavallino di Venezia dall’amico Renato Cardazzo, in realtà è solo una continuazione del segno grafico maturato dal Gibbo alla Levana, la trasposizione su pietra della linea pura di Tono, catturata dalle visitazione dei musei di Este e di Spina, dalle frequentazioni nella Magna Grecia ed in Sicilia.
Tono realizzerà un gruppo di litografie con la matita litografica con punta fine, usata come la penna ad inchiostro di china, con le quali sarà anche realizzata la sua prima cartella di litografie, di piccolo formato.
Poi per anni Tono sarà preso da altre esperienze: l’alluvione del Polesine che lo vede sugli argini in rotta assieme agli sfollati, la frequentazione delle mondine di Roncoferraro direttamente nelle risaie, la frequentazione di Comacchio dove fa i primi ritratti di bambini (i “banditi comacchiesi”), Tono ha la necessità di lavorare direttamente la materia, e si mette a fare ceramiche e terrecotte, il viaggio in Cina con l’importante esperienza artistica culturale ed umana, il ritorno in Sicilia e la frequentazione soprattutto di Capo d’Orlando, l’incontro con Brunalba a Cesenatico e la nascita del segno apollineo che caratterizzerà in futuro il suo lavoro. Ritornerà alla litografia dopo dieci anni di assenza, alla fine degli anni ’50.
Ha scritto; fra l’altro, Tono nel 1972 nella sua autopresentazione alla mostra antologica presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara:
"… Per poter dire sempre meglio e sempre più compiutamente il mio amore per la vita, per l'umanità ho « imparato » ad incidere lastre, vetri di Murano, a fare ceramiche, a tirare lastre litografiche che mi rimetteranno nel terreno vero e proprio della pittura con i colori, …."
Significativo ed importante quel richiamo sul ritorno alla pittura, praticata solamente agli inizi del suo peregrinare artistico negli anni ’30, ed infatti la litografia per Tono, artista moralista impregnato di bianco e nero e linea pura, è ritorno alla forma ed al colore dei suo maestri, Piero della Francesca e Giotto.
Tono è sempre stato curioso di conoscere e provare, e nella sua attività ha sperimentato praticamente tutte le tecniche artistiche passando dai quadri ad olio alla linea pura, dalla ceramica al vetro inciso, dal mosaico all’arazzo, a tutte le tecniche dell’incisione (in cavo, in piano ed in rilievo). In realtà Tono è si interessato all’utilizzo strumentale, al dominio mentale e manuale dei mezzi da buon “operaio dell’arte” come amava definirsi, perché la tecnica e la tecnologia sono importanti e bisogna saperli padroneggiare (Tono sperimenterà fino all’ultimo nuovi strumenti e tecnologie, basti ricordare qui le ultime stampe fatte con Armando Martini del Torchio Tiene, utilizzando lastre di ferro con morsure al percloruro per realizzare incisioni in cavo colorate). In realtà, per Tono le tecniche ed i processi operativi sono l'inscindibile complemento, il supporto essenziale e costitutivo di una visione dell'impegno artistico che coinvolge tutto il suo essere uomo, composita e vivacissima. Tono era intellettuale "organico" ed artista fertile e inventivo. Gran viaggiatore e lettore instancabile, citava Goethe e Standhal. Collezionista raffinato ed innamorato del classicismo greco, in particolare della pittura vascolare, studioso sensibile delle civiltà storiche e contemporanee, che interpretava sia sul piano delle grandi testimonianze d'arte quanto su quello della vita quotidiana, Tono sapeva riconoscere i tratti formali e linguistici più significativi e vitali di una cultura; la quale finiva con l'incidere sul suo lavoro perché, venendone a contatto e restandone suggestionato, ne acquisiva le tracce e le rivivificava rilanciandole creativamente, come è successo ad esempio con l’esperienza cinese.
Una prima considerazione sul lavoro di Tono è quindi che la sua analisi è indipendente dal mezzo che l’artista ha usato per esprimersi.
Un secondo aspetto importante è determinato dai soggetti, più o meno ricorrenti, su cui Tono si impegna di tempo in tempo. Tono lavora per cicli, - più e più volte ripercorsi con le varie tecniche usate- ma riconducibili a pochi filoni ben identificabili.
Esiste, per esempio, un ciclo legato a Padova, forse il più importante che si manifesta essenzialmente attraverso visioni reali e/o oniriche di Prato della Valle, o meglio del Pra’ come lo chiama patavinamente Tono e di alcune strade padovane (Via Sant’Eufemia, Via della Pieve, Corte Ca’ Lando, il Portello) vissute tra sogno e realtà; esistono le tematiche "sociali", identificabili nella tragedia del Polesine alluvionato (bello il “Bracciante polesano nella sua cornice rossa), nel lavoro in risaia; esiste tutto un ciclo, tra realtà e classicità sempre vissuta e partecipata, dedicato ai Carusi.
Vicino a questi soggetti che potremmo definire di base, Tono fa nascere un ciclo che ha riferimenti con il suo universo femminile, che abbiamo visto nascere con Olga per diventare poi Levana e, successivamente, Brunalba, Luisa ed Aelle. Tra erotismo e classicità Tono realizza una serie di litografie; ed un’altra come illustrazione/interpretazione di testi classici, particolarmente di poeti latini, ma anche di Dante, Boccaccia e per ultimo Leopardi, uno degli autori più amati.
Tono è un “narratore”, che racconta storie usando una sua lingua specifica, come già aveva fatto il Merlin Cocai, fatta si di alta cultura ma anche di dialetto pavano, alla Ruzzante. Tutte le opere di Tono sono piene di citazioni ed annotazioni, ironiche e/o grottesche e/o classiche, e di riferimenti alla realtà, che non è solo quella contemporanea come nel Gibbo o nelle Brunalbe, ma anche storica come nei carusi palestriti o nei templi di Paestum o Selinunte.
Sempre in Tono la “narrazione” e legata all’emozione, in un susseguirsi e rincorrersi continuo, per cui di volta in volta l’una ha il sopravvento sull’altra.
La narrazione, in particolare quella surreale (vedi la litografia del LifroLofro al caffè) e forse la modalità primaria della grafica di Tono, almeno in alcune tematiche consistenti.
I cicli nei quali l'emozione sovrasta la narrazione sono forse quelli più legati a particolari accadimenti, come l’alluvione del Polesine (ricordo con commozione una grande china a pennello dal titolo “L’ultimo treno lascia Adria durante la grande alluvione del Po, guidato dal macchinista Menin (e Barbiero)” indice della partecipazione e della presenza di Tono sul territorio durante l’evento) o la vita in comune con le mondine, momenti questi vissuti da Tono forse con grande carica emotiva vista la sua origine contadina. Così come non si può dimenticare la guerra , dove la mamma degli impiccati ha il volto della madre dell'artista.
Particolarmente importanti e sentiti da Tono, in quanto fonte della vita stessa, sono i temi erotici, all’interno dei quali si possono agevolmente inserire anche le esperienze e visitazioni “classiche” di Tono. L’erotismo è aspetto essenziale della grafica e delle cultura di Tono, e momento scatenante della sua fantasia; non è mai sfacciatamente esibito, nemmeno nelle "Circerie" dove pure gli occhi della maga e le tonde natiche protese fatte con un solo tratto di penna sono un aperto invito (Tono abbonda in sottolineature). Il rapporto amoroso è parte della vita e per questo deve essere vissuto interamente, non è mai "sporco"; quindi non deve nascosto. Da qui le frequenti citazioni alla letteratura erotica latina, più libera e meno censurata dell'attuale.
La continua ricerca di nuove modalità espressive, il variare dei chiaroscuri e nella litografia il ritorno al colore, servono a Tono per creare un equilibrio complessivo, che altrimenti si perderebbe.
Durante questa rapida esposizione sono state identificate solo alcune opere di Tono, molte altre possono documentare, forse anche in modo migliore, quanto descritto nel testo. La scelta fatta ha avuto solo lo scopo di portare all’attenzione alcuni momenti esemplificativi di un cammino lungo e complesso come quello percorso dall’Artista, che solo per restare nell’ambito (limitato) della litografia ha comunque bisogno di una lettura più attenta e paziente, sfogliando uno ad uno centinaia di fogli (ne sono stati catalogati oltre milleduecento, ma certo molti mancano ancora all’appello) per cogliere le mille e mille sfumature ed avventure di un sognatore con i piedi per terra, di un poeta fantastico alla ricerca dell’attimo fuggente, innamorato della vita al punto di voler essere “… magari l’ultimo anello della catena che io chiamo umana.”
Grazie Tono"

Di seguito è possibile visualizzare alcune delle litografie realizzate da Tono Zancanaro: