domenica 13 dicembre 2009

Berto mostra Monselice-La passione secondo Picasso

Sabato 19 Dicembre 2009 presso il Complesso Monumentale San Paolo in Monselice (via XXVIII Aprile 1945) alle ore 16,30 inaugurazione della mostra

la visione del sacro nell'arte di Gianpaolo Berto
LA PITTURA LA FEDE

esposte oltre 100 opere sui temi della Passione e della ricerca di se stessi (ciclo degli Erranti).
Saluto del Sindaco dottor Francesco Lunghi e dell'Assessore alla Cultura dottor Gianni Mamprin.
Presentazione della mostra a cura di Roberta Reali e Sergio Garbato.
Sarà presente l'autore.

venerdì 4 dicembre 2009

Programmazione anno 2010

Di seguito le mostre al momento programmate per l'anno 2010 presso il Complesso Monumentale San Paolo di Monselice, saranno come sempre presentate mano a mano nel nostro blog:

Gianpaolo Berto dal 19/12/2009 al 10/1/2010
Rassegna di incisori contemporanei dal 23/1 al 27/2/2010
Tre artisti aponensi dal 27/2 al 21/3/2010
Mostra di icone dal 27/3 al 18/4/2010
Fausto Zonaro dal 24/4 al 23/5/2010
Inos Corradini dal 29/5 al 20/6/2010
Paolo Paolucci dal 2/10 al 31/10/2010
Vinicio Boscaini dal 6/11 al 5/12/2010
Amedeo Signoretto dal 11/12/2010 al 9/1/2011

mercoledì 28 ottobre 2009

Nando Celin espone al Forte Carpenedo

Dal 31 ottobre al 15 novembre 2009 (inaugurazione alle ore 17) presso il Forte CARPENEDO in via Vallon 101 a Mestre - Venezia esposizione di opere recenti di FERDINANDO CELIN.
Per informazioni telefono e fax 041/5352041 oppure mail fortecarpenedo@gmail.com.

Ferdinando Celin è nato a Venezia, diplomato in pittura e disegno all'Accademia Belle Arti di Venezia ha tenuto la sia prima personale nel 1976.
In questi ultimi 30 anni e passa me sono seguite moltissime soprattutto in Italia, Svizzera e Austria. Ha partecipato a centinaia d esposizioni collettive.
Dal 1980 si è dedicato alla serigrafia stampando prima con il serigrafo Claudio Barbato quindi da se medesimo nel proprio laboratorio, e mettendo a punto un suo sistema per cui ogni copia diviene unica non per il vecchio metodo del retouche ma per sostanziali variazioni cromatiche. Questa tipologia di stampa, secondo alcuni docenti dell'Accademia di Belle Arti, ha dato origine ai "monotipi serigrafici".
Oltre alla serigrafia e all'incisione si è dedicato al restauro di tele e alle decorazioni parietali in ville e ambienti pubblici: da visitare la sala da pranzo dell'Agriturismo in Valle Averto.
Dal 1990 si è dedicato completamente alla professione pittorica.
Dal 1996 collabora con la Fond'Arte Tono Zancanaro di Padova.
Lo studio di Nando Celin si trova in via Nazario Sauro n.4 ad Olmo di Martellago (VE).
L'artista può essere contattato al numero 329 1532463 oppure via mail celinarte46@libero.it.

giovedì 1 ottobre 2009

Omaggio a Mario Rigoni Stern - Comune di Monselice



L'assessorato alla Cultura del Comune di Monselice, in collaborazione con la Fond'Arte Tono Zancanaro di Padova - il Museo Augusto Murer di Falcade - Circolo della Lirica di Padova, ha organizzato una mostra omaggio a Mario Rigoni Stern (1921-2008) ill grande scrittore scomparso lo scorso anno.
La mostra, che si terrà presso il complesso monumentale San Paolo in via XXVIII Aprile 1945 dal 24 Ottobre al 15 Novembre 2009, sarà articolata come segue:

A - Gigantografie tratte in gran parte da foto inedite della famiglia Rigoni e dell'archivio Museo Murer riguardanti la seconda guerra mondiale, la ritirata di Russia, la vita dello scrittore i suoi momenti privati e professionali più significativi nonché le sue frequentazioni nel corso degli anni. Riproduzioni di manoscritti e lettere varie.
B - Esposizione dei disegni originali preparatori degli anni 1970 di Augusto Murer sul tema del Sergente nella neve, degli schizzi preparatori per ciascuna delle tavole, delle lastre originali di zinco e la cartella completa delle incisioni realizzate e degli appositi testi dello scrittore edita nel 1975 da Corbo e Fiore in Venezia.
C - Bronzo "L'Alpino nella steppa", H 100x49x68 appositamente realizzato nel 1966 da Augusto Murer per l'amico Mario Rigoni Stern. L'uomo che cammina nella neve, legno di olivo 1979 H 200 cm
D - Incisione di Tono Zancanaro Storia di TÖNLE ed alcuni disegni di vita militare realizzati nel 1939 da Tono Zancanaro richiamato alle armi nel Genio Ferrovieri e commentate da Mario Rigoni Stern prestati dall'Archivio Storico Tono Zancanaro di Padova
Ritratto di Mario Rigoni Stern, 2007 di Franco Murer con la nota dello scrittore
Plastico e ambientazione fotografica digitale, della proposta di Elio Armano per un intervento monumentale dedicato a Mario Rigoni Stern da collocarsi nell'Altopiano di Asiago.
Opere di Armando Pizzinato, Pino Guzzonato, Luciano Meggiarin, Andrea Papadatos.
E - Sezione video con documentari e interviste.
Libro catalogo a cura dell'Associazione Erma Museo Murer - Falcade
Interventi del Presidente della Regione, dei Sindaci di Asiago e di Falcade , della famiglia Rigoni Stern con contributi di Fernando Bandini, Ferdinando Camon, Francesco Jori, Andrea Zanzotto.

giovedì 25 giugno 2009

L’arte applicata di Tono

BRONZI CERAMICHE MOSAICI E TERRECOTTE DI TONO ZANCANARO
ALLA ARTE PAOLO MAFFEI
via Riello 5 - Padova
dal 2 luglio al 39 settembre 2009


Tono è stato artista onnicomprensivo, che ha avuto la necessità di esprimersi con una grande varietà di linguaggi questo ha comportato l’utilizzo di una molteplicità di mezzi espressivi, ognuno dei quali porta nel suo intrinseco un contributo in cui confluiscono cultura ed ideologia, umori, sensibilità, affetti: tutto quanto appartiene al vissuto di un uomo.
Non è da tutti saper esprimere queste sensazioni, ma soprattutto è da pochi saperle esprimere con la varietà di strumenti usati da Tono, che ha dimostrato una abilità non comune nel trasformare le peculiarità del suo pensiero in segno e forma.
Oltre alla linea pura ed all’incisione, dove resta Maestro ineguagliato, Tono ha utilizzato praticamente tutte le tecniche delle arte visive (con la sola eccezione dei lavori in legno), in particolare nella sua qualità di “artista faber” ha realizzato con le sue mani terrecotte e ceramiche cuocendole in un forno che si era fatto appositamente costruire nella vecchia officina meccanica del padre, mentre molte altre sono state realizzate lavorando a stretto contatto con i maestri di Padova, in particolare con le ceramiche Boaretto, e Bassano, Castelli e Grottaglie, Rosenthal e Santo Stefano di Camastra solo per citare alcuni luoghi noti; dalle fonderie Seguso di Venezia si faceva fare appositamente vasi ed altri oggetti che poi incideva con punta di diamante; in collaborazione con i mosaicisti di Ravenna ha realizzato, seguendo passo passo l’esecuzione manuale, decine di mosaici, alcuni di grandi dimensioni; in collaborazione con l’arazzeria Scassa di Asti ha realizzato due arazzi, ora presenti nella collezione di Giulio Bargellini.
Probabilmente Tono non ha mai operato guardando ad una gerarchia di valori relativamente alle varie tecniche utilizzate, sottomettendo la tecnica alla volontà di esprimere il concetto, la sensazione, l’esperienza che voleva trasmettere, ma esaminando cronologicamente l’ingresso della varie tecniche nel suo fare si nota, dopo il periodo iniziale e l’approdo all’utilizzo della linea pura nel disegno, il primo utilizzo della ceramica quasi a cercare un punto d’unione con la precedente esperienza pittorica e come naturale sviluppo del suo amore per la pittura vascolare greca, che lo porterà presto a sviluppare una produzione coroplastica che a sua volta finirà per essere traslata in fusioni bronzee, alcune di notevoli dimensioni, per lo più collegate alle balneari frequentazioni cesenaticensi.
Il mosaico, così come fu per la litografia, è per Tono un ritorno all’uso del colore, abbandonato o meglio trascurato a partire dagli anni trenta con la scoperta dell’uso del nero del carboncino e dell’inchiostro di china diluito, più consono alla sua mentalità di moralista come lui stesso amava ripetere. Certo per il mosaico fondamentale è stata la frequentazione dell’Accademia di Ravenna come docente di incisione e della ravennate Cooperativa del Mosaico dove, prima con Sante Spartà ma soprattutto con Romolo Papa, ha realizzato tutti i suoi mosaici in lunghe sedute dove, come moderna Penelope, faceva disfare e rifare la sequenza cromatica di tessere in pasta vitrea sassi o conchglie fino al raggiungimento del risultato voluto.
È importante sottolineare come per Tono le tecniche e i processi operativi erano solo complemento, supporto essenziale e costitutivo della sua visione dell’impegno. Tono era quello che in quegli anni veniva definito un intellettuale “organico”, un artista fertile e inventivo. Grande viaggiatore, citava Goethe, Standhal, Rablais, Leopardi... Collezionista raffinato, sapeva leggere nella storia delle civiltà ed in quella contemporanea, e sapeva immedesimarsi sia sul piano delle grandi testimonianze d’arte (visitando la cappella degli Scrovegni non la descriveva, ma discuteva con Giotto) quanto su quello della vita quotidiana che si esprime nelle semplici forme della cultura quotidiana che è quella che attraverso l’uso nei secoli determina in popoli lontani forme diverse, tutte eleganti e razionali, per oggetti aventi le stesse finalità pentole, bracieri, ma financo piatti e bicchieri.
Se si vuole comprendere la matrice còlta del mondo di Tono e apprezzarne, la sua modalità espressiva, la profondità critica delle sue analisi sociologiche bisogna rifarsi, per lui autodidatta che riconosceva solo Ottone Rosai e Piero della Francesca come maestri, al rapporto con la gente comune sia mediato da personaggi come Gargantuà, Bertoldo o Ruzzante ma soprattutto il contatto diretto nelle piazze, nelle vie, nelle sue mostre con persone vive, la loro cultura, i loro problemi, la loro visione della tradizione che non è mai uguale per tutti.
Risulta da questa breve indagine che non è possibile distinguere fra Tono “artista” e Tono “artigiano”, che in quest’ultima veste Tono Zancanaro si è imposto come artista sperimentatore a tutto campo, sulla base di un modello che apparteneva ai secoli d’oro della nostra cultura.
Rari artisti di questa levatura sono stati presenti nel secolo scorso, Tono è uno di questi.

Manlio Gaddi
Per maggiori informazioni scrivere a fondarte.tono.zancanaro@gmail.com

lunedì 8 giugno 2009

Omaggio a Mario Rigoni Stern

L'Associazione ERMA - Museo Augusto Murer e la Regione Veneto

hanno il piacere di invitare la Signoria Vostra all'apertura della mostra

ciao sergente!
Omaggio a Mario Rigoni Stern
ad un anno dalla scomparsa


martedì 16 Giugno 2009
ore 18,00
presso il museo Augusto Murer
Falcade - via Scola, 13


In mostra opere di: Elio Armano; Fernando Bandini; Ferdinando Camon; Pino Guzzonato; Francesco Jori; Luciano Meggiarin; Augusto Murer; Franco Murer; Armando Pizzinato; Nario Vidor; Tono Zancanaro; Andrea Zanzotto.

Apertura della mostra dal 16 Giugno al 10 Settembre 2009
orario:
mese di giugno: 15.30 / 19.00
1 Luglio - 10 Settembre: 10.00 / 12.00 - 15.30 / 19.00
aperto tutti i giorni

Per informazioni:
Museo Augusto Murer
via Scola, 13 - Falcade (BL)
tel. 0437 599059
fax 0437 509028

e-mail: info@museomurer.it
sito web: www.museomurer.it

venerdì 5 giugno 2009

INCONTRO-DIBATTITO "STORIA DI UN'AMICIZIA" MARIO RIGONI STERN E AUGUSTO MURER

Giovedì, 11 Giugno 2009, ore 21,00
presso Palazzo Foscolo, Via Giuseppe Garibaldi n.65 - Oderzo (TV)

INCONTRO-DIBATTITO "STORIA DI UN'AMICIZIA" MARIO RIGONI STERN E AUGUSTO MURER

Relatrice TIZIANA AGOSTINI

Incontro-dibattito con i familiari e ospiti autorevoli che hanno conosciuto gli artisti sopra citati. Parteciperà all' evento MARIO BERNARDI, giornalista e scrittore, grande amico di Mario R. Stern al quale ha dedicato il suo ultimo libro "Il dovere del semplici".

BRUNO CARACENI alla Arte Paolo Maffei di Padova

Dal 4 al 28 Giugno 2009 una mostra di opere di Bruno Caraceni (1927-1986) accuratamente selezionate si terrà presso la Galleria Arte Paolo Maffei di Padova, in via Riello n.5 (telefono 0498750896).
Il titolo dato alla rassegna è "Tra struttura e materia" ad indicare l'ambito nel quale ha operato l'Artista, saranno esposte circa trenta opere rappresentative dell'intero percorso artistico.
Catalogo in galleria

AUGUSTO MURER A ODERZO

Ci sono artisti che più di altri rappresentano con il loro lavoro il luogo d'origine, l'ambiente e la cultura del posto in cui sono nati ed hanno lavorato; è il caso di Augusto Murer, tra i più autorevoli rappresentanti del realismo italiano, che ha saputo trarre dai tronchi d'albero dei suoi monti forme e figure per rappresentare i suoi sentimenti e lo spirito della sua gente.
Murer è dunque un artista di montagna nel senso più autentico perché si è alimentato culturalmente del suo ambiente al quale, peraltro, è rimasto sempre fortemente legato. I suoi legni trasudano fatica, sangue, libertà e orgoglio, orgoglio di appartenere alle comunità montane.
Sangue e libertà a testimonianza delle sue esperienze di guerra che lo hanno portato ad assumersi un impegno civile e spinto a parlare pubblicamente di tali esperienze.
Murer, quindi, vuole essere testimone di questo e trasforma la materia in opere narranti.
Attraverso una scelta mirata delle opere, la mostra indaga questo aspetto dell'artista, guidando il visitatore lungo un percorso che lo porta a comprendere il significato e il peso di queste testimonianze: un uomo che subisce gli orrori della guerra, l'artista che rinasce traendo linfa vitale dalla natura.
Accanto alle opere di Murer trovano spazio quelle di altri due artisti che hanno vissuto l'esperienza della guerra e che, come lui, hanno voluto raccontare: Mario Rigoni Stern e Olivier Messiaen, ai quali saranno dedicate due serate monografiche.

Mostra

dal 21.05.2009 al 28.06.2009
presso Palazzo Foscolo
Via Giuseppe Garibaldi, n. 65

orari di apertura
da mercoledì a venerdì ore 9.00-12.00 e 15.30-18.30
sabato ore 9.00-12.00 e 16.30-19.30
domenica ore 16.30-19.30

INGRESSO GRATUITO alla mostra e agli eventi

per informazioni
Tel. +39 0422815202 cultura@comuneoderzo.it
www.murer-oderzo.com

lunedì 20 aprile 2009

Mostra di Nicoletta Furlan alla Arte Paolo Maffei di Padova

Presso lo spazio Arte Paolo Maffei di Padova, in via Riello n.5, il giorno 6 maggio alle ore 18 si inaugura una mostra personale di Nicoletta Furlan, con opere dedicate a fiori, paesaggi e nudi.
Catalogo in galleria.
Di seguito uno slide show con alcune delle opere che Nicoletta Furlan esporrà:

L'opera litografica di Tono Zancanaro alle Pescherie Nuove di Cesenatico

Giovedì 30 Aprile si inaugura una mostra relativa all'opera litografica di Tono Zancanaro presso le Pescherie Nuove di Cesenatico, in viale del Porto.
saranno esposte circa cinquanta opere selezionate fra le oltre 1200 che fanno parte del corpus donato dall'Archivio Storico Tono Zancanaro al comune di Cesenatico, e conservato presso la casa-museo Marino Moretti
La mostra nasce da una collaborazione fra l'Assessorato alla Cultura del comune di Cesenatico, l'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia Romagna (IBC-ER) e l'Archivio Storico Tono Zancanaro (ASTZ) sarà presentata da Osvaldo Piraccini.
Nel catalogo, presente in galleria, scrive Manlio Gaddi responsabile dell'ASTZ:

"La prima litografia di Tono è datata 1949, ed è visibile nella pagina di fronte: si tratta di un omaggio a Levana, seconda donna importante della sua vita dopo il primo grande amore per Olga, che lo aveva lasciato qualche anno prima.
Si tratta solo tecnicamente di una litografia, realizzata presso la Stamperia del Cavallino di Venezia dall’amico Renato Cardazzo, in realtà è solo una continuazione del segno grafico maturato dal Gibbo alla Levana, la trasposizione su pietra della linea pura di Tono, catturata dalle visitazione dei musei di Este e di Spina, dalle frequentazioni nella Magna Grecia ed in Sicilia.
Tono realizzerà un gruppo di litografie con la matita litografica con punta fine, usata come la penna ad inchiostro di china, con le quali sarà anche realizzata la sua prima cartella di litografie, di piccolo formato.
Poi per anni Tono sarà preso da altre esperienze: l’alluvione del Polesine che lo vede sugli argini in rotta assieme agli sfollati, la frequentazione delle mondine di Roncoferraro direttamente nelle risaie, la frequentazione di Comacchio dove fa i primi ritratti di bambini (i “banditi comacchiesi”), Tono ha la necessità di lavorare direttamente la materia, e si mette a fare ceramiche e terrecotte, il viaggio in Cina con l’importante esperienza artistica culturale ed umana, il ritorno in Sicilia e la frequentazione soprattutto di Capo d’Orlando, l’incontro con Brunalba a Cesenatico e la nascita del segno apollineo che caratterizzerà in futuro il suo lavoro. Ritornerà alla litografia dopo dieci anni di assenza, alla fine degli anni ’50.
Ha scritto; fra l’altro, Tono nel 1972 nella sua autopresentazione alla mostra antologica presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara:
"… Per poter dire sempre meglio e sempre più compiutamente il mio amore per la vita, per l'umanità ho « imparato » ad incidere lastre, vetri di Murano, a fare ceramiche, a tirare lastre litografiche che mi rimetteranno nel terreno vero e proprio della pittura con i colori, …."
Significativo ed importante quel richiamo sul ritorno alla pittura, praticata solamente agli inizi del suo peregrinare artistico negli anni ’30, ed infatti la litografia per Tono, artista moralista impregnato di bianco e nero e linea pura, è ritorno alla forma ed al colore dei suo maestri, Piero della Francesca e Giotto.
Tono è sempre stato curioso di conoscere e provare, e nella sua attività ha sperimentato praticamente tutte le tecniche artistiche passando dai quadri ad olio alla linea pura, dalla ceramica al vetro inciso, dal mosaico all’arazzo, a tutte le tecniche dell’incisione (in cavo, in piano ed in rilievo). In realtà Tono è si interessato all’utilizzo strumentale, al dominio mentale e manuale dei mezzi da buon “operaio dell’arte” come amava definirsi, perché la tecnica e la tecnologia sono importanti e bisogna saperli padroneggiare (Tono sperimenterà fino all’ultimo nuovi strumenti e tecnologie, basti ricordare qui le ultime stampe fatte con Armando Martini del Torchio Tiene, utilizzando lastre di ferro con morsure al percloruro per realizzare incisioni in cavo colorate). In realtà, per Tono le tecniche ed i processi operativi sono l'inscindibile complemento, il supporto essenziale e costitutivo di una visione dell'impegno artistico che coinvolge tutto il suo essere uomo, composita e vivacissima. Tono era intellettuale "organico" ed artista fertile e inventivo. Gran viaggiatore e lettore instancabile, citava Goethe e Standhal. Collezionista raffinato ed innamorato del classicismo greco, in particolare della pittura vascolare, studioso sensibile delle civiltà storiche e contemporanee, che interpretava sia sul piano delle grandi testimonianze d'arte quanto su quello della vita quotidiana, Tono sapeva riconoscere i tratti formali e linguistici più significativi e vitali di una cultura; la quale finiva con l'incidere sul suo lavoro perché, venendone a contatto e restandone suggestionato, ne acquisiva le tracce e le rivivificava rilanciandole creativamente, come è successo ad esempio con l’esperienza cinese.
Una prima considerazione sul lavoro di Tono è quindi che la sua analisi è indipendente dal mezzo che l’artista ha usato per esprimersi.
Un secondo aspetto importante è determinato dai soggetti, più o meno ricorrenti, su cui Tono si impegna di tempo in tempo. Tono lavora per cicli, - più e più volte ripercorsi con le varie tecniche usate- ma riconducibili a pochi filoni ben identificabili.
Esiste, per esempio, un ciclo legato a Padova, forse il più importante che si manifesta essenzialmente attraverso visioni reali e/o oniriche di Prato della Valle, o meglio del Pra’ come lo chiama patavinamente Tono e di alcune strade padovane (Via Sant’Eufemia, Via della Pieve, Corte Ca’ Lando, il Portello) vissute tra sogno e realtà; esistono le tematiche "sociali", identificabili nella tragedia del Polesine alluvionato (bello il “Bracciante polesano nella sua cornice rossa), nel lavoro in risaia; esiste tutto un ciclo, tra realtà e classicità sempre vissuta e partecipata, dedicato ai Carusi.
Vicino a questi soggetti che potremmo definire di base, Tono fa nascere un ciclo che ha riferimenti con il suo universo femminile, che abbiamo visto nascere con Olga per diventare poi Levana e, successivamente, Brunalba, Luisa ed Aelle. Tra erotismo e classicità Tono realizza una serie di litografie; ed un’altra come illustrazione/interpretazione di testi classici, particolarmente di poeti latini, ma anche di Dante, Boccaccia e per ultimo Leopardi, uno degli autori più amati.
Tono è un “narratore”, che racconta storie usando una sua lingua specifica, come già aveva fatto il Merlin Cocai, fatta si di alta cultura ma anche di dialetto pavano, alla Ruzzante. Tutte le opere di Tono sono piene di citazioni ed annotazioni, ironiche e/o grottesche e/o classiche, e di riferimenti alla realtà, che non è solo quella contemporanea come nel Gibbo o nelle Brunalbe, ma anche storica come nei carusi palestriti o nei templi di Paestum o Selinunte.
Sempre in Tono la “narrazione” e legata all’emozione, in un susseguirsi e rincorrersi continuo, per cui di volta in volta l’una ha il sopravvento sull’altra.
La narrazione, in particolare quella surreale (vedi la litografia del LifroLofro al caffè) e forse la modalità primaria della grafica di Tono, almeno in alcune tematiche consistenti.
I cicli nei quali l'emozione sovrasta la narrazione sono forse quelli più legati a particolari accadimenti, come l’alluvione del Polesine (ricordo con commozione una grande china a pennello dal titolo “L’ultimo treno lascia Adria durante la grande alluvione del Po, guidato dal macchinista Menin (e Barbiero)” indice della partecipazione e della presenza di Tono sul territorio durante l’evento) o la vita in comune con le mondine, momenti questi vissuti da Tono forse con grande carica emotiva vista la sua origine contadina. Così come non si può dimenticare la guerra , dove la mamma degli impiccati ha il volto della madre dell'artista.
Particolarmente importanti e sentiti da Tono, in quanto fonte della vita stessa, sono i temi erotici, all’interno dei quali si possono agevolmente inserire anche le esperienze e visitazioni “classiche” di Tono. L’erotismo è aspetto essenziale della grafica e delle cultura di Tono, e momento scatenante della sua fantasia; non è mai sfacciatamente esibito, nemmeno nelle "Circerie" dove pure gli occhi della maga e le tonde natiche protese fatte con un solo tratto di penna sono un aperto invito (Tono abbonda in sottolineature). Il rapporto amoroso è parte della vita e per questo deve essere vissuto interamente, non è mai "sporco"; quindi non deve nascosto. Da qui le frequenti citazioni alla letteratura erotica latina, più libera e meno censurata dell'attuale.
La continua ricerca di nuove modalità espressive, il variare dei chiaroscuri e nella litografia il ritorno al colore, servono a Tono per creare un equilibrio complessivo, che altrimenti si perderebbe.
Durante questa rapida esposizione sono state identificate solo alcune opere di Tono, molte altre possono documentare, forse anche in modo migliore, quanto descritto nel testo. La scelta fatta ha avuto solo lo scopo di portare all’attenzione alcuni momenti esemplificativi di un cammino lungo e complesso come quello percorso dall’Artista, che solo per restare nell’ambito (limitato) della litografia ha comunque bisogno di una lettura più attenta e paziente, sfogliando uno ad uno centinaia di fogli (ne sono stati catalogati oltre milleduecento, ma certo molti mancano ancora all’appello) per cogliere le mille e mille sfumature ed avventure di un sognatore con i piedi per terra, di un poeta fantastico alla ricerca dell’attimo fuggente, innamorato della vita al punto di voler essere “… magari l’ultimo anello della catena che io chiamo umana.”
Grazie Tono"

Di seguito è possibile visualizzare alcune delle litografie realizzate da Tono Zancanaro:

domenica 29 marzo 2009

Tono Zancanaro illustratore a Certaldo Alto

“TONO ZANCANARO ILLUSTRATORE: BOCCACCIO, DANTE E GLI ALTRI”

Certaldo Alto, palazzo Stiozzi Riolfi dal 4 Aprile al 14 Giugno 2009

Sabato 4 Aprile 2009 alle ore 16, verrà inaugurata la mostra “Tono Zancanaro illustratore: Boccaccio, Dante e gli altri” allestita presso il palazzo Stiozzi Riolfi, con accesso dalla casa del Boccaccio.

per il Purgatorio di DanteL’esposizione, promossa dal comune di Certaldo in collaborazione con l’Archivio Storico Tono Zancanaro di Padova, documenta lo straordinario e complesso rapporto del celebre artista padovano con il mondo delle illustrazione di opere letterarie attraverso la presentazione di oltre settante disegni originali (chine, acquerelli, tempere) ed un mosaico tratti dai vari cicli di illustrazioni ideate e realizzate per volumi pubblicati da diverse case editrici, da La Divina Commedia (Bari, Laterza, 1964) agli Epigrammi votivi e sepolcrali (Vicenza, Pozza, 1965) al Bertoldo e Bertoldino di Giulio Cesare Croce (Roma, Canesi, 1960) per citare alcune opere, ed alcuni cicli di disegni sempre illustrativi di opere letterarie ma realizzati a scopo personale, come le illustrazioni per il Decamerone di Boccaccio o il Satyricon di Petronio Arbitro.

Morte di LamporecchioLa mostra, che non intende essere esaustiva dell’intera produzione di Tono illustratore, mira piuttosto ad offrire alcuni spunti di riflessione sulla particolare attenzione e curiosità dell’artista per la letteratura, come evidenziano anche i numerosi fogli esposti in questa occasione non destinati ad uno sbocco editoriale.
Come scrive Rosaria Campioni nella presentazione del catalogo, “è il caso emblematico, ad esempio, del volume di Giovanni Verga Vagabondaggio e altri racconti siciliani (Mondadori, 1933) posseduto da Tono e sulle cui pagine indugia, o meglio gioca, disegnando gli spazi bianchi disponibili e aggiungendo altri disegni decorativi a piena pagina su fogli che poi provvede a inserire tra quelli stampati. L’esito finale è sorprendente: un libro ‘siciliano’ intensamente “vissuto”, fatto proprio e reinterpretato nel contesto padovano con frequenti riferimenti anche personali (basti notare la ripetuta citazione della sua innamorata Volgalena)”. (R. Campioni in “I LIBRI DI TONO. Zancanaro illustratore. Da Verga al Bertoldo”, CLEB, Bologna, 2007)

L’iniziativa riapre dopo molto tempo il lungo rapporto fra Tono Zancanaro e la val d’Elsa, e con Certaldo in particolare che gli dedicò nel lontano 1976 una importante mostra antologica che occupò l’intero Palazzo Pretorio e la vicina chiesa dei santi Tommaso e Prospero; ma anche con Vico d’Elsa che amava frequentare partecipando alle manifestazioni artistiche organizzate nella cittadina, che dopo la morte dell’artista ha organizzato dedicandola a Tono Zancanaro una “Biennale Internazionale dell’Incisione” che ha avuto molto successo

Gibbo: Ogni casa un porco di guardiaMerita di essere ricordata anche la lunga ed assidua frequentazione di Zancanaro con l’ambiente toscano, partendo da Ottone Rosai che Tono riconosce come suo unico maestro, e via via fino alla frequentazione di Carlo Ludovico Ragghianti che ha dedicato uno studio fondamentale all’arte del maestro padovano, ed agli amici di una vita a Firenze, Grosseto, Pisa, Volterra …

Unanimemente considerato tra le personalità di maggior spicco della vicenda artistica italiana del secolo scorso, Tono Zancanaro si è distinto per la sua versatilità in ogni campo creativo, dal disegno alle diverse tecniche calcografiche - nelle quali è stato ineguagliabile maestro - alla pittura, dalla scultura alla ceramica, dalla decorazione al mosaico, realizzando inoltre scene e costumi teatrali e collaborando con i mastri vetrai di Murano.

Periodo di apertura della mostra dal 4 Aprile al 14 Giugno 2009.
Visitabile durante gli orari di apertura della casa del Boccaccio

Per informazioni:

Casa Boccaccio a Certaldo Alto 0571661265
Ufficio Cultura Comune di Certaldo 0571661259
Fond’Arte Tono Zancanaro 3473721256 – fondarte.tono.zancanaro@gmail.com
Archivio Storico Tono Zancanaro 3484154541 – info.astz@gmail.com

mercoledì 25 marzo 2009

Le opere di Ivo Mosele esposte alla Arte Paolo Maffei di Padova

Slideshow delle incisioni di Ivo Mosele
esposte presso la Arte Paolo Maffei di Padova in occasione della mostra personale inaugurata il 3 Aprile 2009.

Mostra di Ivo Mosele a Padova

Arte Paolo Maffei
via Riello 5'' - Padova
telefono 0498750896 - 336498668

dal 3 al 30 Aprile 2009

mostra di
IVO MOSELE


"L'essenzialità del non visibile"

La produzione incisoria di Ivo Mosele racconta dell’eterna, classica lotta tra caos e cosmos, pulsione dionisiaca e armonia apollinea. L’artista ragiona in termini di «composizione» e «organizzazione» di un impulso che è comunque soggetto principale di una «trama», spesso frutto di una confidenza tecnica in grado di garantire un «sereno procedere». Mosele, infatti, considera «la tecnica non uno strumento produttivo acritico della visione, ma un vocabolario, una grammatica dell’espressione» e ciò trova conferma nel ricorso frequente alla maniera nera, Varchi luminosi di Ivo Moseleattraverso cui l’artista definisce i bianchi emergenti dal fondo scuro, incidendo anche a bulino le lastre già sensibilizzate da diversi passaggi in acido nitrico (Varchi luminosi, 2005). La manifesta predilezione per il procedimento incisorio, verso cui dimostrò sin dagli anni Settanta un interesse scevro da pause e ripensamenti, si spiega meditando sulle caratteristiche proprie del mezzo, che prevede una matrice aperta a continue rielaborazioni e, potenzialmente, alla creazione di numerosi multipli. La stratificazione di immagini, ottenuta con successive morsure, permette un’elaborazione pausata e graduale della stampa, Guardando il Mantegna: la conversazionecostantemente verificabile e perfettibile. L’opera di Ivo Mosele richiede perciò una lettura accurata e paziente, proporzionale, si direbbe, alla devozione spesa nella genesi di ciascuna lastra. Ogni foglio va spogliato delle forme godibili in superficie, velo dopo velo, interrogandosi sul motivo della loro presenza, per scoprire infine l’importanza fondamentale della loro assenza. Essenziale è, infatti, il nero ruvido e vivo dello sfondo, in cui pare non si concentri il lento e laborioso operare dell’artista, ma in realtà si specchia la carica genuina della sua psiche. Ne danno prova gli scritti autobiografici, che non sembrano attribuire particolare rilievo alla scelta dei temi raffigurati, «grumi» utili a mascherare, nell’intreccio quasi invisibile delle relazioni reciproche, un’obliterata eppure determinante realtà personale.
L'ultimoQual è dunque il perno attorno a cui Mosele sviluppa le sue calibrate e impeccabili composizioni? Quale il nodo rivelatore dell’impulso espressivo, tassello insostituibile per la comprensione del passaggio dall’ispirazione all’opera?
La rimozione di una fase ancora giovanile della sua vita, segnata da una soffocante istruzione religiosa evidentemente contraria alla sua sensibilità, lo spinge a reiterare temi e sistemi della propria ricerca visiva in un eterno ritorno, ora rivisitando se stesso, ora nascondendo l’imprescindibile oltre la citazione di immagini “rubate” al patrimonio universale dell’arte (Guardando Mantegna: la La rottaconversazione, 2006) o alla discarica quotidiana di loghi e icone popular (L’ultimo, 2003). Così paramenti sacri, preti e prelati tornano ripetutamente a catalizzare lo spirito contestativo dell’artista, che sovrappone a essi simboli negativi di natura sociale, politica e ambientale (La rotta, 2007). Il senso di «malessere» e «angoscia», scaturito dal rifiuto di ciò che rappresenta di fatto il centro gravitazionale attorno a cui organizza il suo operare, si trasforma pertanto nell’esigenza di «graffiare o lisciare, di mordere o accarezzare la superficie». Una tensione fisica verso il supporto, che risulta arginata dall’intreccio visibile di metamorfosi e inganni cose nascoste: normalitàottici -creati grazie all’ambigua stratificazione dei piani -, ma che solo attraverso l’ausilio del mezzo tecnico ottiene infine di essere liberata (Cose nascoste: normalità, 2005). Il succedersi ordinato delle fasi di stampa, il cui esito appare all’artista sempre nella sua reversibilità, incarna il tentativo perpetuo di portare alla luce, con un sorriso di volta in volta canzonatorio e tagliente, quella zona buia su cui Ivo Mosele vuole permanga l’oscurità.

Chiara Costa

lunedì 23 marzo 2009

A Certaldo Alto: artigiani a primavera

Dal 28 marzo al 3 maggio 2009, presso la sede di palazzo Giannozzi a Certaldo Alto la Fond'Arte Tono Zancanaro organizza la manifestazione "Artigiani a primavera" con la partecipazione dei più interessanti artigiani di Certaldo, che coprono un vasto arco di attività: dalla ceramica alle cornici d'arte, dalla lavorazione del ferro battuto alla stampa d'arte, dalle terracotte alla tessitura.
Una manifestazione da vedere, magari abbinandola ad una visita alla medioevale Certaldo Alto con una sosta per assaggiare le specialità locali lungo la strada che porta al palazzo Pretorio: un tuffo nel passato fra tradizioni e continuità.
Per maggiori informazioni telefonare al numero 347 3721256.

Una breve descrizione delle attività artigianali presentate nella rassegna:

Artesia Ceramiche Artistiche
Cinzia Orsi e Monica Lazzerini, formatesi artisticamente a Montelupo Fiorentino,nel 1990 danno vita ad "Artesia bottega di ceramica artigianale", dove creano le loro opere con colori di origine minerale su "smalto" bianco secondo l'antica tecnica della maiolica. Tutto, dal disegno alla cottura viene realizzato dalle due artigiane: la qualità e l'originalità dei pezzi sono il loro vanto ed il loro marchio di fabbrica.

Artzoid di Joao Figueira Realvao
In Portogallo studia discipline legate all’arte applicata, con specializzazione su arte e tecnica dei tessuti, si applica alla pittura, alla scultura, alla fotografia, al body paiting, alla musica.
Negli anno ottanta è fondamentale la partecipazione al Circolo delle Arti Plastiche di Coimbra con artisti portoghesi di fama mondiale come Cutileiro, M. Viera da Silva e Grilo.
Dal 2003 la lavorazione del ferro battuto, tipica espressione dell’artigianato toscano, caratterizza le sue più recenti e significative opere.

Essemme Cornici Artistiche
Saldamente ancorato alla tradizione artigiana, Carlo Alberto Benincasa produce nel suo laboratorio, la EsseEmme, cornici di gran pregio ed eleganza. Insieme al fratello e alla moglie realizza le sue cornici con antichi procedimenti, frutto dell'esperienza maturata in oltre un trentennio di attività, che si avvalgono della mano paziente ed esperta dell'uomo.

Leonardo Chiti Terrecotte d’arte
Leonardo Chiti comincia giovanissimo a lavorare nel laboratorio del padre all'Impruneta dove impara la forgiatura a tornio ed a calcare i grandi orci in terracotta. Depositario di una tradizione vecchia quanto l'uomo,accanto ai pezzi classici del "cotto" toscano:orci, conche, mezzane fatte a mano, propone anche forme più moderne che però conservano intatto il fascino dell'unione fra acqua, terra e fuoco.

Silvia Borgogni Stampa d’Arte
Silvia Borgogni studia a Siena all'Istituto d'Arte "Duccio di Boninsegna" e successivamente si diploma in "Restauro di dipinti su tela e murali".Dal 1997 ha aperto nel centro storico di Certaldo,un laboratorio /stamperia dove svolge il lavoro di incisione e "tiratura" delle lastre. È nella stamperia di Maria Luigia Guaita, il Bisonte, che approfondisce la tecnica calcografica e fa esperienza con la litografia.

Stefano Ciappi Tessitura
Nessuna ricerca né pretesa artistica sono alla base del lavoro di Stefano Ciappi, artigiano da molti anni.
Una lavorazione semplice ed una scelta spontanea di filati e colori producono tessuti essenziali ma non ordinari.
Il risultato è l'unione della tradizione con materiali moderni, italiani e di qualità.

sabato 14 marzo 2009

Opere di Abbas Al-Mosawi


La Fond'Arte Tono Zancanaro ha aperto una collaborazione con l'artista Abbas Al-Mosawi, originario del Bahrai dove vive e lavora (Manama).
Abbas Al-Mosawi, nato nel 1952, ha studiato al Cairo conseguendo il Bachelors of Art in Interior Design nel 1970: da allora si dedica all'arte a tempo. Ha come caratteristica il dipingere essenzialmente a olio su papiro egiziano, il che conferisce non solo particolari effetti cromatici e materici alle sue opere, ma anche una loro durata e stabilità eccezionale nel tempo
La sua opera è molto conosciuta nel Kuwait, in Arabia Saudita e in tutto il Golfo Persico in generale.
Recentemente ha affrescato alcune pareti del Palazzo delle Nazioni Unite a New York.
Per maggiori informazioni sull'artista contattare la Fond'Arte alla mail info.fondarte.zancanaro@gmail.com.

giovedì 19 febbraio 2009

Carlos Atoche: Rivisitazioni


Sabato 21 Febbraio 2009 ore 17 inaugurazione della mostra

RIVISITAZIONI
di Carlos Atoche

presso Arte Paolo Maffei
via Riello 5 Padova

L’artista più famoso di Cuzco, Diego Quispe Tito (1611-1681), s’ispirò a modelli fiamminghi, introducendo il paesaggio nella pittura peruviana e inserendo le sue figure in vegetazioni tropicali irreali, con prospettive distorte. Curioso che la sua pittura fosse considerata uno strumento di propaganda al punto che l’Inquisizione gli proibì di dipingere.
Carlos Atoche prosegue su questa strada antica ma ha preso come riferimento per i suoi lavori il Rinascimento italiano, studiando ed interpretando, non copiando, i lavori dei Grandi con tecniche e materiali moderni. Interessante la rivisitazione in particolare dei volti nei d’après: la somatizzazione pone le figure come antenati di Carlos Atoche più che nostri.
Lo stile utilizzato è ben lontano dal “Barocco Andino”, il suo è un ringiovanimento dei temi manieristici, una rivisitazione che pur richiamando le rappresentazioni e le personificazioni dei retablos, che lo collega alle sue radici che giustamente non vengono dimenticate, ma elaborate come è corretto in un mondo che tende alla globalizzazione. Ma globalizzare non deve voler dire livellare verso il basso, anzi la possibilità di conoscere e assimilare culture e competenze diverse deve essere strumento per la creazione di nuove conoscenze e competenze.
Così Carlos interpreta anche i tappeti di fiori, grandi disegni realizzati con i petali dei fiori sulle strade di molte città e piccoli paesi delle Ande ma anche della Costa, sui quali passano le processioni del Santo patrono, realizzando composizioni al limite dell’astratto, dove il fiore diventa movimento.
Forse anche il lavoro di Carlos Atoche è un lavoro di propaganda, analogo a quanto fece Diego Quispe Tito, un tentativo di propagandare la conoscenza del suo mondo mescolandola con il mondo occidentale, un tentativo di fondere due culture non per cancellarne una ma per crearne una terza, in un connubio dove la somma di due metà restituisce un valore superiore a uno.
Gli studi fatti, parte in Perù e parte in Italia, sono una ottima base di partenza su cui poter costruire il futuro di questo promettente artista.

Manlio Gaddi
Padova, Febbraio 2009


www.flickr.com





sabato 17 gennaio 2009

Mostra di Luis Albert alla Arte Paolo Maffei di Padova


In Collaborazione con Arte Paolo Maffei di Padova, in via Riello 5, venerdi 23 Gennaio alle ore 17 sarà aperta la mostra del giovane artista messicano Luis Alberto Alvarez.
Nel catalogo che accompagna la rassegna si legge:
"Pur nella ristretta dimensione delle tele si riconosce la ricerca del grande anelito della pittura murale messicana: da David Alfaro Siqueiros a José Clemente Orozoco, a Diego Rivera.
L’approccio di Luis Alberto alla realizzazione del quadro presenta comunque caratteristiche assolutamente originali , i toni cupi, le forme che ricordano i movimenti delle particelle subatomiche, i colori ed i giochi di luce creano effetti irreali, che evidenziano la distanza fra questo Artista ed i Grandi appena ricordati.
Mentre in alcune opere il riferimento è molto chiaro, in altre l’artista crea giochi di luce e di colore che svolgono un ruolo importante nella realizzazione dello spazio compositivo
Spesso le persone, gli oggetti sono trasfigurati e diventano trame di colore immerse in una atmosfera diffusa, dove l’artista sublima la rappresentazione realistica utilizzando strumenti poetici, frutto della sua immaginazione, creando una sorta di “realismo incantato” di grande impatto emozionale.
Luis Alberto abbandona progressivamente la rappresentazione realistica per rifugiarsi in un universo fantastico, creato forse dalle sue ossessioni, in un tentativo di mistificare cose ed eventi per cui sogni e realtà vengono mescolati, nascono tratti minacciosi e diabolici in opere popolate da caricature, maschere, bambini e figure grottesche.
Naturalmente oggi non è facile intuire quale potrà essere lo sviluppo dell’arte di Luis Alberto, forse è importante la presenza di elementi autobiografici o comunque legati agli iniziali studi messicani nella misura in cui l’artista è in grado di dar vita ad un universo che ha ben poche cose in comune con la nostra realtà quotidiana
È comunque ipotizzabile che la luce avrà una parte importante nella sua ricerca, così come importante sarà la ricerca della trasfigurazione attraverso l’uso sapiente del colore.
Manlio Gaddi
Padova, 10 Febbario 2009
Alcune opere di Luis Alebrto sono visibili in Flickr cliccando qui